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Wall Street cede alla tensione

Saverio Berlinzani
October 04, 2023


La caduta di Wall Street è stato l’evento più importante di ieri, con il Dow Jones che ha chiudo in rosso con un -1.29% mentre S&P500 e Nasdaq hanno perso rispettivamente l’1.37% e l’1.87%. Ben 10 degli undici settori dell’S&P hanno chiuso in ribasso, trascinati dal settore immobiliare e dalla tecnologia.


La discesa è dovuta alle paure degli investitori legate ai tassi di interesse, considerato il fatto che il dato sui Jolts Openings, ovvero le offerte di lavoro nelle aree commerciali e industriali, nonché negli uffici degli Stati Uniti, è uscito in deciso miglioramento, supportando l’opinione secondo la quale la Fed alzerà ancora i tassi e li manterrà elevati per un lungo periodo di tempo. Il che, ovviamente, è una cattiva notizia per i listini (“good news are bad news”).


I rendimenti dei titoli di stato hanno continuato ad aumentare, con il decennale Usa che è salito al 4.8%, il massimo degli ultimi 16 anni. Non sembrano esserci, almeno per ora, speranze di un’inversione, a meno che i dati sul mercato del lavoro che usciranno oggi (Adp) e venerdì (Non Farm Payrolls) non smentiscano categoricamente il dato di ieri.


Nella notte i mercati azionari asiatici hanno seguito le orme di Wall Street con discese intorno all’1%, in attesa che aprano i mercati europei che, almeno in apertura, dovrebbero muoversi anch’essi al ribasso. La situazione rimane incerta, con l’indice Vix tornato prepotentemente a ridosso dei 20 punti, mentre l’indice “fear and greed” è sceso ad un livello di paura estrema a 17.


I timori di calo della domanda globale hanno fatto ripiegare leggermente anche il petrolio che scende sotto i 90 dollari al barile (Wti). Nessun cenno di aumento della produzione, anzi, Arabia Saudita e Russia estendono i tagli all’offerta. Una situazione che induce a pensare che prima o poi in qualche area arriverà una recessione, provocata da tassi alti e prezzi altrettanto sostenuti.


VALUTE


Sul fronte valutario ieri abbiamo vissuto un’altra giornata di passione, con il dollaro che ha testato le resistenze chiave contro euro, e sterlina, ma soprattutto contro lo yen, che è andato a testare quota 150.20 per poi improvvisamente crollare fino a 147.30, un movimento che ha fatto pensare all’intervento della BoJ sopra la soglia psicologica di 150, per stabilizzare il valore della valuta giapponese.


In realtà la banca centrale non ha confermato alcun intervento sul mercato e quindi potrebbe essersi trattato di un sell off generato da rumors e nient’altro. In ogni caso siamo tornati in area 149.20-30 area, il che significa che per ora il mercato non crede più di tanto ad un intervento. EurUsd, nel frattempo, è sceso a ridosso di 1.0440 ed ha rimbalzato una trentina di punti, senza però fornire dei segnali di inversione.


Si tratta solo di rimbalzi in una price action che evidenzia una pressione ribassista importante. Il che vale anche per il Cable che ormai non è lontano dal supporto psicologico di 1.20. Nella notte, la banca centrale neozelandese ha lasciato i tassi ufficiali (OCR) al 5.5%, allineandosi a quanto fatto dalla Rba australiana.


Nello statement si legge che la Rbnz rimarrà comunque rialzista sui tassi fino a quando l’inflazione non sarà tornata in un intervallo compreso tra l’1 e il 3 per cento. La reazione del dollaro neozelandese è stata repentina con una discesa di NzdUsd da 0.5920 a 0.5870, per poi tornare a 0.5900 dove si è stabilizzato.


DATI MACRO


La giornata di oggi è assai intrigante sul fronte dati con i Pmi dei servizi e composite per l’intera Eurozona, per la Gran Bretagna e per gli Usa nel pomeriggio. Ma non si deve dimenticare che alle 14.15 escono gli Adp, ovvero i dati sul mercato del lavoro del settore privato, anticipatore dei Nfp di venerdì prossimo. L’attesa è per un incremento di 150 mila unità, inferiore quindi al dato precedente di 177 mila. Tutti davanti ai monitor per una giornata che potrebbe rivelarsi volatile e assai significativa.


Buona giornata e buon trading.


Saverio Berlinzani






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