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Wall Street rimbalza, oro e petrolio in volo

Saverio Berlinzani
October 14, 2025

WALL STREET REAGISCE

 

Rialzo deciso dei mercati azionari nel giorno del Columbus Day, con l’S&P 500 in aumento dell’1,4%, il Nasdaq in crescita del 2% e il Dow Jones a +1,2%. Il ritorno del sentiment positivo e una price action rialzista hanno compensato le forti perdite registrate venerdì.

 

Nel fine settimana, il presidente Trump ha ammorbidito la propria posizione sul commercio con la Cina, dichiarando di nutrire speranze per una soluzione positiva. Questo ha riacceso l’appetito al rischio, riportando serenità sui mercati.

 

Permangono tuttavia incertezze su diversi fronti, da quello geopolitico a quello economico. Siamo ormai al dodicesimo giorno di shutdown, senza segnali concreti di una soluzione. La mancata pubblicazione dei dati macroeconomici complica il lavoro della Fed, che si avvicina alla prossima decisione di politica monetaria senza disporre degli ultimi aggiornamenti.

 

Nonostante ciò, le prospettive restano orientate verso un taglio dei tassi: uno a ottobre e un altro, sempre di 25 punti base, previsto per dicembre.

 

VALUTE

 

L’euro si è stabilizzato intorno a 1,1560 dollari, vicino al minimo degli ultimi due mesi, fissato a 1,154 dollari giovedì scorso. Gli investitori restano preoccupati per l’instabilità politica in Francia e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

 

In Francia, Sébastien Lecornu, quinto primo ministro in due anni, si è dimesso lunedì scorso, per poi essere riconfermato venerdì. Ora è chiamato a presentare una bozza di bilancio entro lunedì. Per garantirne l’approvazione in un parlamento frammentato, Lecornu sta cercando di ottenere l’astensione o il sostegno condizionato da parte di socialisti e repubblicani di centro-destra.

 

Nel frattempo, Trump ha adottato un tono più conciliante verso la Cina, appena due giorni dopo aver minacciato dazi del 100% sulle importazioni cinesi, in risposta al rafforzamento dei controlli sulle esportazioni di terre rare da parte di Pechino.

 

Sulle altre coppie valutarie, si segnala la ripresa del USD/JPY, tornato sopra quota 152, e del Cable, che ha mantenuto quota 1,3300, risalendo fino a 1,3340. Poche novità sul franco svizzero, sempre forte contro l’euro e stabile sul dollaro. Le valute oceaniche mostrano una leggera ripresa, mentre il USD/CAD si avvicina a 1,4150, prima resistenza chiave di medio termine.

 

PETROLIO

 

I future sul greggio WTI, dopo il crollo di venerdì a quota 58, sono saliti di oltre il 2,5%, sfiorando i 60 dollari al barile lunedì. Il rimbalzo dal minimo di cinque mesi è stato favorito dalle speranze di un allentamento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

 

Trump ha lasciato intendere che gli Stati Uniti potrebbero ancora “andare d’accordo con la Cina”, sebbene i dazi previsti per il 1° novembre restino confermati. Ha anche accennato alla possibilità di fornire all’Ucraina missili Tomahawk a lungo raggio, una mossa che potrebbe aumentare i rischi per le forniture di petrolio da parte dei produttori OPEC+.

 

Nonostante la ripresa, i prezzi del petrolio restano sotto pressione a causa dell’aumento dell’offerta. L’OPEC e i suoi partner hanno incrementato la produzione di 630.000 barili al giorno a settembre, alimentando timori di eccesso di offerta nel corso dell’anno.

 

Inoltre, il cessate il fuoco tra Israele e Hamas ha attenuato i rischi geopolitici in Medio Oriente, dopo che Hamas ha rilasciato tutti gli ostaggi israeliani rimasti a Gaza.

 

GOLD, NUOVO RECORD

 

Lunedì l’oro ha raggiunto il massimo storico di 4.117 dollari l’oncia, con un incremento di 90 dollari nella sola seduta. Durante la notte, il metallo giallo ha proseguito la sua corsa, toccando un nuovo impressionante massimo a 4.180 dollari.

 

Il movimento rialzista è stato alimentato dalla forte domanda di beni rifugio, in un contesto di rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, maggiori incertezze economiche e aspettative di ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.

 

Venerdì, Trump aveva minacciato imposte aggiuntive del 100% sulle esportazioni cinesi, ma nel weekend ha attenuato i toni, affermando che l’America vuole aiutare la Cina, non danneggiarla. Pechino ha difeso le sue restrizioni all’export di terre rare e ha avvertito che sta preparando contromisure contro eventuali nuovi dazi statunitensi.

 

A peggiorare il clima di nervosismo, la chiusura delle attività governative negli Stati Uniti si è protratta per un’altra settimana, con la Casa Bianca che ha avviato licenziamenti di massa tra i dipendenti federali.

 

Nel frattempo, gli operatori si aspettano ampiamente che la Fed proceda con tagli dei tassi di 25 punti base in ciascuna delle sue rimanenti riunioni dell’anno.

 

Saverio Berlinzani

 

 

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